Don Giovanni ovvero stay true to yourself!
Una regia, quella di Gianmaria Aliverta, che non teme di mostrare Don Giovanni per quello che è: nel suo essere cinico, approfittatore e bugiardo sa anche essere coerente e mai ipocrita. È un seduttore coerente, sincero fino in fondo, che non cambia mai. La sua forza sta nell’essere se stesso, anche quando mente o manipola, e questa autenticità lo rende immortale. Un personaggio che, più di ogni giudizio, ci invita a riflettere sulla sincerità e l’autenticità di se stessi.
VoceallOpera e VenEthos Ensemble porteranno l’opera mozartiana nella splendida scenografia naturale dell’Isola dei Pescatori.

«Questa regia nasce da un presupposto molto chiaro: non è mio interesse giudicare Don Giovanni. Non voglio dire se quello che fa sia giusto o sbagliato. Il mio compito, come regista, è di mettere in luce le dinamiche dei personaggi, così come ce le ha consegnate Mozart, senza stravolgimenti, senza forzature. Ed è proprio Don Giovanni, il protagonista assoluto, a far emergere con forza i caratteri di tutti gli altri.
Don Giovanni è una figura che sfugge a ogni etichetta. Seduttore, bugiardo, assassino, certo. Ma anche coerente, lucido, mai ipocrita. Non tenta mai di cambiare, né per amore né per paura. E questa sua coerenza, questo suo essere se stesso fino in fondo, lo rende immortale. La sua è una seduzione che non si ferma al corpo: Don Giovanni sa perfettamente cosa gli altri vogliono sentirsi dire, e glielo dice. Anche quando mente, lo fa per ottenere ciò che desidera o per compiacere l’altro. E spesso, chi lo ascolta, accetta volentieri quella menzogna, perché è quella che desiderava.
Questa è la forza del personaggio: è uno specchio potente. Di fronte a lui, tutti gli altri rivelano le proprie debolezze. Donna Elvira cerca di cambiarlo; Leporello cerca di imitarlo; Masetto vorrebbe essere come lui, ma non ne ha il coraggio. Zerlina vacilla, attratta da un futuro che sente più affascinante del presente. Don Ottavio rappresenta l’ordine, la calma, la convenzione. E Donna Anna, dopo aver conosciuto la passione bruciante, si ritrova in una vita che non la soddisfa più. E poi il Commendatore, incarnazione del dovere e del castigo, che cerca di piegarlo con la paura. Ma Don Giovanni rifiuta sempre, fino alla fine, di farsi modificare.
Ecco allora il punto centrale della regia: non l’elogio o la condanna di Don Giovanni, ma l’evidenza della sua diversità, della sua forza, della sua capacità di far emergere il carattere di ciascuno. In un mondo in cui tutti vogliono correggerlo, cambiarlo, salvarlo, Don Giovanni sceglie la coerenza alla sopravvivenza. Sceglie di morire piuttosto che fingere di essere un altro. E con questa scelta estrema, entra nel mito.
Alla fine dell’opera, sono gli altri a rimanere. Ma appaiono svuotati, spenti, appesi a un ordine che non ha più passione. Avevano senso solo in contrapposizione a lui. E ora devono ricostruirsi un’esistenza. Don Giovanni se ne va, ma resta vivo nella sua unicità, nella sua totale assenza di ipocrisia. Ed è proprio questo, in fondo, che lo rende eterno».
Gianmaria Aliverta



